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A Near Future World.part1 - Utopia
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Anno 2027, New York, White House, 13 Novembre, ore 00:39

Nell'ampio salone sette uomini stavano discutendo di uno dei più importanti argomenti del secolo. Ma non erano sette uomini comuni, no. Erano i sette maggiori esponenti della società moderna. I sette rappresentanti delle Nazioni Unite.
Mohamed, rappresentante dell'Africa guardava fisso il foglio che aveva davanti. << E' davvero possibile? >> chiese, dubbioso. Clare, rappresentante dell'Unione Europea scosse il capo. << E' una follia. Come possiamo essere certi che funzionerà? >> esclamò.
<< Funzionerà. >> garantì Steven, rappresentante degli Stati Uniti e capo ufficiale delle Nazioni Unite.
<< Tanto per sapere >> si informò Takashi, rappresentante dell'Asia orientale. << Era questo che stavano studiando alla centrale di New Orleans, prima della catastrofe? >>.
Una goccia di sudore scivolò sulla fronte di Steven. Non era piacevole parlare della recente catastrofe nucleare: l'intera popolazione di New Orleans era stata eliminata nell'esplosione. << No >> rispose serio. << Il Progetto per la Rinascita dell'Umanità è sicuro al cento per cento. Non si ripeterà una simile strage >>.
<< Lo dicevano anche per Chernobyl >> evidenziò Ian, rappresentante dell'Oceania. << Ma ciò non ha impedito né l'incidente di Fukushima né quello di New Orleans >>.
<< Proprio per questo dobbiamo portare a termine il progetto >> obbiettò Steven.
<< E se qualcosa dovesse andare storto... Non voglio acconsentire ad un piano senza avere la certezza che, in caso di fallimento, la responsabilità dell'accaduto ricadrebbe solo sulle vostre spalle. signor Steven >> disse Ivan, rappresentante dell'Asia Occidentale e dell'Europa orientale.
Steven era sul punto di dire che stava a loro se acconsentire o no al progetto, ma Mohamed intervenne prima.
<< E’ chiaro che la principale responsabilità dell’accaduto sarà data al signor Steven… non è vero? >>. Il suo sguardo non accettava scuse o rifiuti.
<< Si, mi prendo tutte le responsabilità >> fu costretto a promettere Steven.
<< Ora però mi spieghi una cosa >> intervenne Clare. << Come è possibile… come si può… >>. Non riusciva a proseguire la domanda. Era troppo assurdo quello che volevano fare.
<< … trasportare l’anima da un corpo di carne e sangue a uno di bulloni e metallo? E’ questo che voleva chiedere? >> completò Ian. << Me lo chiedo anch’io… quindi lasciamo che il nostro amico ci illumini con la sua teoria >>.
Steven sorrise. << Molto bene. Cari amici miei… cos’è quel qualcosa che ci permette di muoverci? >>.
<< Il cuore? >> ipotizzò Takashi.
<< Il cervello? >> provò Clare.
<< Il cervello, proprio quello. In esso sono concentrati tutta una serie di dati. Dati traducibili in codici binari. Ognuno di noi ha dati diversi e di conseguenza codici diversi. Ci basterà prelevare quei codici e inserirli nel computer principale per far si che la macchina si attivi >> spiegò Steven.
<< Ma cosa contengono di preciso quei dati? >> chiese Mohamed.
<< La scintilla di vita. L’anima di ogni essere vivente. E i suoi ricordi. Tutto ciò che lo rende vivo, insomma… >> rispose il rappresentante americano.
<< Penso che ci stiamo dimenticando di un particolare >> lo interruppe Takashi. << Questi robot… cyborg… >> cercò la parola che li definiva sul foglio che gli stava di fronte. << Android… si… insomma… avranno pure i ricordi e la scintilla vitale… ma… >>. Si bloccò. L’idea che la risposta fosse peggiore dell’ignoranza era molto dura da accettare.
<< No. Ma, credimi, è meglio così. Sarà un mondo pacifico >> rispose Steven. << Credimi >> ripeté.
Takashi scosse la testa. No, non poteva credergli. Proprio non poteva farlo.
Il silenzio scese sulla stanza.
<< Penso che sia il momento della votazione… >> disse all’improvviso Steven.
<< Chi è contrario al progetto? >>. Clare, Takashi e Ian alzarono le loro mani.
Steven sorrise. << Bene, allora direi che il prog… >>
<< Non dica una parola di più. Le ricordo che ci potrebbero essere uno o più astenuti >> lo interruppe Clare.
Steven fece una smorfia. Non aveva mai accettato che tra i sette rappresentanti vi fosse anche una donna. Era un maschilista dichiarato lui e la donne non portavano che guai, questo era la sua idea.
<< D’accordo… allora chi è a favore del progetto? >>.
Le mani di Ivan e Mohamed si unirono a quella di Steven. Tutti posarono lo sguardo sul settimo membro, Rodrigo, rappresentante dell’America Meridionale e Centrale, che era stato zitto per tutto il tempo.
Mosse la bocca molto lentamente. << E sia >>.
E alzò la mano.

Il progetto per la Rinascita dell’Umanità partì immediatamente e diede subito ottimi risultati. Gli Android non provavano né fame, né sete. Né freddo, né caldo. Non sentivano la stanchezza o il dolore e non provavano nemmeno sonno. Erano creature perfette, impeccabili, indistruttibili. Era appena nato un mondo pacifico, privo di violenza…

Anno 2077, New London, USA, 24 Ottobre, ore 17:16

Una ragazza stava rimettendo in ordine la sua stanza. Si guardava intorno, trovava una maglietta o un pantalone, se lo rigirava tra le dita e infine lo poggiava sul letto.
<< Da domani non ne avrai più bisogno, lo sai? >> chiese una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò. << Si, ma mi sembra strano detto così naturalmente >>.
Il ragazzo che era sull’uscio della porta scosse la testa. << Ma è vero, Rin. Sarà pure strano ma è vero. Per me come per te >>.
La ragazza chiamata Rin scosse la testa, si voltò e tornò ai suoi abiti.
<< Come sarà? >>
<< Cosa? >> chiese il ragazzo.
<< La nostra nuova vita. Intendo… come saremo noi, Len? >>
<< Ah! Non lo so… forse più brutti… con tutto quel metallo! Ma ci pensi? E se ci rifilassero un corpo arrugginito?! Bleah! >>.
<< Len >>. Rin lo guardava seria.
<< Si? >>
<< Len, dico sul serio, insomma… tra noi non cambierà niente, vero? >> chiese Rin.
Il ragazzo sorrise. << No, non cambierà niente. Non ti preoccupare, Rin >>. E le diede un buffetto.
La ragazza sorrise. Credeva veramente nelle parole di Len.

Anno 2077, New London, USA, 25 Ottobre, ore 08:11
Rin e Len si guardarono negli occhi.
<< E’ il momento >> disse la ragazza.
<< Non ti preoccupare. Andrà tutto bene >> la confortò Len.
<< Senti, lo so che mi hai detto che non cambierà niente ma… voglio esserne sicura… si, insomma… staremo insieme anche dopo l’operazione, vero? >> chiese Rin.
<< Si. Te lo prometto >> disse Len, con un sorriso.
E così dicendo i due ragazzi si avviarono ognuno verso la propria sala, senza sapere come sarebbero stati una volta usciti da essa.

<< L’operazione è riuscita perfettamente. Ora puoi aprire gli occhi. >>
Len sbatté le palpebre molto lentamente. << Come ti senti? >>.
<< Bene >> disse, cominciando a muovere il suo nuovo corpo. Ci sentiva benissimo, la sua voce era quella di sempre e riusciva a reggersi in piedi.
Un’idea lo colpì. << Rin! >>.
Si fiondò fuori dalla stanza e riattraversò il corridoio.
La ragazza era nel bel mezzo dell’atrio.
<< Rin! Visto che sei ancora viva? Allora come stai? >> esclamò il ragazzo.
Ma la ragazza lo guardò con uno sguardo freddo e assente.
<< Cosa vuol dire… viva? >> chiese, con una voce piatta.
Len stava per risponderle quando si accorse che, stranamente, non lo sapeva più nemmeno lui.
Cosa vuol dire “vivere”? Cosa vuol dire “vita”? Cosa vuol dire “amore”?
Per un Android sono solo parole vuote, perché un Android non può provare sentimenti o emozioni.
Presto questa nuova razza “umana” sarà l’unica razza esistente.
Ma, ormai non si può più tornare indietro.